PATRIZIA TODISCO
PE(N)SA DIFFERENTE 2019 • PER QUANTO TEMPO è PER SEMPRE?
Convegno scientifico ECM "LO STATO DELL'ARTE NELLA PREVENZIONE, CURA E RIABILITAZIONE DEI DISTURBI DELL'ALIMENTAZIONE E L'OBESITÀ"
Simposio SVOLGIMENTO PSICOPATOLOGICO. Interazione tra le caratteristiche specifiche e le caratteristiche aspecifiche
PATRIZIA TODISCO
Psichiatra,Responsabile dell'Unità Funzionale di Riabilitazione Psico-Nutrizionale per i Disturbi dell’alimentazione, Casa di Cura “Villa Margherita” Arcugnano (Vi)
ABSTRACT
I Disturbi dell’Alimentazione (DA) sono considerati patologie psichiatriche a eziopatogenesi multifattoriale caratterizzate da un complesso insieme di fattori che svolgono un ruolo nella predisposizione, nell’insorgenza e nel mantenimento di queste malattie. Le esperienze traumatiche soprattutto durante l’infanzia ma anche in altri momenti della vita del soggetto (adolescenza) rivestono notevole importanza nei disturbi dell’alimentazione sia favorendone l’insorgenza (fattori di rischio/predisponenti e fattori scatenanti) ma anche rendendo più difficile la guarigione (fattori di mantenimento). Nei DA gli eventi traumatici durante l’infanzia rappresentano un fattore di rischio aspecifico ed è stato dimostrato che la loro presenza si associa ad alterazioni dell’integrità delle strutture cerebrali che modulano i processi cerebrali quali la ricompensa, il gusto e la percezione dell’immagine corporea (Monteleone et al. 2017) e costituiscono un fattore di vulnerabilità per l’insicurezza sociale (Monteleone et al. 2019). Le esperienze traumatiche nell’infanzia (tra cui l’abuso fisico) si assocerebbero, tra l’altro, a comportamenti connessi all’assunzione di molti grassi con l’alimentazione questo soprattutto quando i maltrattamenti sarebbero avvenuti tra i 5 e i 14 anni (Abajobir et al, 2017). In una recente review della letteratura (Molendijk et al, 2017) la presenza di maltrattamenti nell’infanzia (Childhood maltreatments, CM) è risultata elevata in ciascun tipo di DA (prevalenza 21-59%) rispetto ai controlli sani (prevalenza 1-35%) e a quelli psichiatrici (prevalenza 5-46%) e una metanalisi (Pignatelli et al, 2017) ha riscontrato che la prevalenza di trascuratezza emotiva (53%) e trascuratezza fisica (45,4%) nei DA è superiore a quella nella popolazione generale. I pazienti DA che riferiscono maltrattamenti nell’infanzia, inoltre, è più probabile che presentino un altro disturbo psichiatrico in comorbilità (OR 1.411.41-2.46, p < 0.05], abbiano un rischio suicidario maggiore (OR 2.07, p < 0.001), abbiano un esordio del DA in età più precoce (effect size - Hedges' g = -0.32, p < 0.05), soffrano di una forma più grave di malattia (g = 0.29, p < 0.05) e riferiscano abbuffate-comportamenti purgativi più spesso (g = 0.31, p < 0.001) rispetto ai soggetti DA non esposti a maltrattamenti nell’infanzia (Molendijk et al, 2017). L’ottica patogenetica bio-psico-sociale si è arricchita di studi soprattutto riguardanti i fattori di rischio che vengono considerati agire prima dell’esordio della malattia ma in tempi diversi della vita del soggetto (dal periodo prenatale all’adolescenza) interagendo tra di loro in modo specifico e costituendo una suscettibilità al DA. Le esperienze traumatiche soprattutto nell’infanzia sono state riconosciute specifici fattori di rischio per i DA attraverso la loro interazione con lo sviluppo delle strutture cerebrali e con i sistemi ormonali coinvolti nella reazione allo stress. In tal senso è stato ipotizzato un eco-fenotipo maltrattato ovvero che i soggetti DA che hanno subito una qualche forma di maltrattamento nell’infanzia siano diversi da quelli esenti da maltrattamenti per la presenza di modificazioni epigenetiche e polimorfismi genetici che interagiscono con l’esperienza aumentando il rischio di psicopatologia. L’espressione fenotipica della psicopatologia potrebbe essere influenzata fortemente dal maltrattamento conducendo a una costellazione di eco-fenotipi che verosimilmente rappresentano distinti sottotipi della patologia (Teicher et al, 2013). Eventi traumatici possono costituire anche fattori scatenati i DA nei soggetti suscettibili, come pure una cicatrice che rende più difficile la guarigione o che, anzi, contribuisce al mantenimento del DA. La mancanza di studi prospettici longitudinali e sull’anoressia nervosa, l’assenza di una definizione univoca di trauma come pure la molteplicità di strumenti utilizzati per indagarlo nei diversi studi, la scarsa attenzione all’impatto dell’abuso emotivo rendono questo tema ancora aperto
patrizia.todisco1964@gmail.com
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