1.
Lhhh. Blhhh. Lll.
Lecco lo specchio.
Questi i suoni della mia lingua sullo specchio. Mi piacciono. Ho tenuto gli occhi aperti per vedere bene chi leccava chi. Ho visto me leccare Alice e Alice leccare me.
Guardo lo specchio.
E lo stesso specchio che prima guardavo da così vicino, adesso mi guarda da appena mezzo metro. Mi vedo nuda e sottile con i calzini a righe orizzontali verdi e neri e il lucido della mia saliva, come bava di una lumaca che segna il percorso della mia lingua.
Mi avvicino allo specchio.
Il piercing all’ombelico combacia perfettamente con quello dall’altra parte. Ne sento il freddo del contatto sulla pancia.
Crrr. Tll. Clack.
È la porta di casa.
Sono tornati i miei.
Panico.
Mi guardo intorno/cerco i pantaloni/li prendo/infilo una gamba/infilo l’altra/tiro su/stringo la cinghia/la maglietta/sull’anta dell’armadio/la prendo/la metto su.
La porta della cameretta si apre.
- Alice. Non sei uscita?
- Ciao ma'.
- …
- Che?
- Stai bene?
- Sì che sto bene.
- È successo qualcosa? Sembri…
- A posto ma'. Tutto a posto.
- Mh. Tra dieci minuti mangiamo.
- Ma', che c’è in quella busta?
- Il pranzo: lumache.
- …
- Che ha quello specchio?
- Quale?
- Lo specchio… guarda com’è sporco…
- Lascia ma', lascia. Faccio io. Pulisco io, tranquilla. Tu
vai. Vai a cucinare.
2.
Lhhh. Blhhh. Lll.
Guardo il piatto.
Questi sono i suoni che fanno quando le rigiro con la forchetta. Non mi piacciono per niente. Tengo gli occhi chiusi mentre me ne porto una verso la bocca.
Tllhc. Tlch.
La mastico un po’.
Nngh.
La butto giù.
Metto da parte il piatto.
Mamma mi chiede perché non mangio le lumache.
Io le dico: ”Mi fanno schifo“.
E mentre lei inizia la solita solfa che ogni scusa è buona per non mangiare e che sono due mesi che non mangio niente e “Alice, il medico ha detto che…”; io penso ai suoni della mia lingua sullo specchio.
Lhhh. Blhhh. Lll.
Penso a me leccare Alice per la prima volta e anche Alice leccare me per la prima volta.
Lhhh.
Penso a quei suoni. Forse non mi piacciono più.
Blhhh.
Anzi non mi piacciono per niente.
Lll.
Decisamente no. Mi fanno schifo.
Dark0 (Giuseppe Franco)
Decide di farsi chiamare Dark0 quando ancora era adolescente e portava le scarpe allacciate. Scrive e disegna e suona e si emoziona da sempre. Laureato in ingegneria edile, si è diplomato in tecniche della narrazione della scuola Holden di Alessandro Baricco. Ha vissuto a Cosenza per trent'anni, ora vive a Torino. Ha pubblicato racconti per Albus, Le Nuvole, Edizioni Errante, Giulio Perrone Editore, Terre di Mezzo. È stato fondatore e caporedattore di 30x30, una rivista di approfondimento culturale con tiratura di 10000 copie in due numeri. Per anni ha autoprodotto, scritto e diretto fanzine legate al mondo del fumetto e alla narrativa.
Contatti:pensareadaltro@tiscali.it
|