«Tutti si rifanno, o almeno, è quel che credono di fare. Ognuno con un significato apparentemente diverso. Ognuno stregato da quella falsa bellezza che così chiamiamo perché tenta di cancellare la sua prima caratteristica: quella di essere plurale. Proprio della bellezza è di resistere ai criteri che sembrano definirla. Niente come la bellezza fa segno verso un pluralismo, che oggi, lungi dall'essere affermato, è sempre più limitato e negato» Tommaso Ariemma
Si avvicina la 7a edizione di 'Pe(n)sa differente. Festeggia il tuo peso naturale!' - Manifestazione nazionale di sensibilizzazione, informazione e formazione su anoressia, bulimia e obesità - che avrà luogo a Lecce il 12, 13 e 14 giugno. Il convegno scientifico di quest'anno si aprirà con il simposio “PARTIAMO DALL'IN/DEFINITO. Immagine corporea e identità”. L'incontro vedrà, tra le altre partecipazioni, quella di Tommaso Ariemma, filosofo e insegnante di Estetica presso l'Accademia di Belle Arti di Lecce, nonché autore di numerose pubblicazioni, tra cui Il corpo preso con filosofia (Il prato 2013) e Contro la falsa bellezza (Il melangolo 2010). La sua riflessione filosofica tocca in particolar modo il corpo e quelle pratiche che sono oggi sempre di più connesse alla sua manipolazione.
Body building, chirurgia estetica, clonazioni, cutters, sono solo alcuni degli aspetti toccati dalla vocazione filosofica di Ariemma. Vocazione che riflette con acume tagliente su quelle pratiche di controllo dell'immagine corporea spesso non indagate dal pensiero di tutti i giorni, perché ritenute distanti e troppo estreme da un lato o banali e ovvie, nel loro essere estremamente diffuse, dall'altro.
La riflessione di Ariemma lascia apparire le contraddizioni ed i lati in ombra del nostro rapporto con il corpo. Un rapporto le cui trame sfuggono spesso al volontarismo dell'io, per quanto ci si illuda di poter controllare tutto. Un rapporto da cui non ci si può svincolare se non a prezzo di maggiori vincoli. Un rapporto che ci mette di fronte ai nostri limiti, rivelandoci al tempo stesso la fragilità e la gioia della nostra condizione.
Quella che segue è l'intervista fatta a Tommaso Ariemma, in occasione del nostro primo incontro:
Che cosa vuol dire prendere il corpo con filosofia?
Mi è piaciuto innanzitutto giocare con la celebre frase: “prendi la vita con filosofia!”. Una frase che non vuol dir molto e che spesso risulta irritante (specialmente per i filosofi). In secondo luogo, l’espressione “prendere il corpo con filosofia” era perfetta per descrivere il modo in cui oggi ci rapportiamo al nostro corpo, ovvero “il prendere corpo”, e la mia strategia teorica, ovvero non il semplice riflettere “su” questo o quel fenomeno, bensì il mischiare cultura contemporanea del corpo e tradizione filosofica.
Se è vero che "siamo in lotta continua con il nostro corpo", che cosa scatena questo conflitto?
Se il rapporto contemporaneo con il nostro corpo è caratterizzato dal “prendere corpo” vuol dire che quest’ultimo si è rivelato paradossalmente qualcosa di sfuggente e di lontano. Nell’epoca in cui crediamo che ogni cosa possa essere raggunta, nell’epoca del dominio della Rete e del design, il corpo gioca così un ruolo paradossale. La cosa a noi più prossima diventa ciò che l’evoluzione dei media trasforma nella cosa per noi più lontana. Nel mio testo parlo dell’affermarsi di una sorta di “angelismo”: come gli angeli dei film ci danniamo per incarnarci. Nell’epoca in cui il contatto tra le persone è sempre più facile ma telematico, il corpo mostra sempre più resistenza.
Perché riflettere sul body building? Partendo dalle tua esperienza personale, che cosa ti ha insegnato?
Il tentativo di prendere corpo, di costruirlo magari a nostro piacere, raggiungendo così una forma, non può che avere nel fenomeno del body building un fenomeno esemplare. Esemplare perché mostra come questo raggiungimento sia caratterizzato dalla paradossalità: nel body builiding il costruire si affianca sempre a un distruggere e il carnale si rivela sempre abitato da inquietanti fantasmi di percezione di sé. Confesso di essere un appassionato del body building e forse sono il primo filosofo ad aver scritto una filosofia di questa pratica e ad aver gareggiato. La passione mi ha certo permesso di evitare la solita retorica contro il body building e di vedere in un personaggio come Arnold Schwarzenegger un fenomeno di estremo interesse per l’indagine filosofica.
E' possibile vedere nel body building un paradigma dell'illusione di controllo?
Più che di illusione, si tratta di un paradigma del controllo del corpo in quanto tale. Proprio nel body builiding diviene evidente come ogni controllo (contemporaneo) del corpo necessiti della sua controparte, ovvero di un “lasciarsi prendere”. Non c’è nessun controllo del corpo senza una perdita di controllo e da questo punto il destino di molti body builders parla chiaro.
Cosa pensi della vigoressia?
Spesso viene definita in modo approssimativo “ossessione per il fitness”. Ma si tratta del desiderio che nutre il body builiding più autentico, un desiderio insieme autocostruttivo e autodistruttivo, paradigma, a questo punto, dell’essenza più profonda del desiderio stesso.Mi piace ricordare ciò che diceva uno dei miei maestri di body building, ovvero che il fitness è “il body building senza risultati”.
"L'imperativo dominante della nostra società ci ordina al tempo stesso di lasciarci andare e di non lasciarci andare", è possibile trovare un equilibrio?
Non credo che si tratti di trovare un equilibrio quanto piuttosto di prendere coscienza che oggi il nostro rapporto con il corpo è strutturato secondo la logica della contraddizione.
Cosa c'è dietro all'imperativo per il quale bisogna "stare bene con se stessi"?
La distruzione nel nostro più positivo amarci, il volere rimediare a una scissione che ci spinge a ritrovarci, in seguito a un disagio soprattutto indotto. Siamo così invitati a ripiegarci su noi stessi, piuttosto che a stare a bene con gli altri.
Che cosa intendi quando parli di "falsa bellezza"?
Intendo una certa manifestazione della bellezza, che pretende di imporsi come unica. Come quella prodotta dalla diffusione della chirurgia estetica. Caratteristica della bellezza, invece, è di essere plurale.
Perché il "fascismo estetico" di cui parli riguarda sempre di più anche gli uomini?
Perché innanzitutto nasce fra maschi. Con fascismo estetico intendo una certa sopravvivenza del fascismo nella percezione di sé. Il fascista, come provo a spiegare nel libro, è terrorizzato non tanto dalla morte, ma dal venir meno del controllo sul proprio corpo.