Troppo spesso si leggono affermazioni, da parte di persone che non hanno la giusta competenza, su problematiche che riguardano i disturbi del comportamento alimentare. Fare affermazioni scorrette dal punto di vista scientifico, poi, è un grave rischio perché la mala informazione indirizza in maniera errata i cittadini al trattamento. Queste patologie, sono patologie psichiatriche severe tanto che sono classificate nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA) e, secondo quanto universalmente accettato e riportato nelle Linee Guida dell'American Psychiatric Association e del National Institute for Health and Care Excellence, dall'American Eating Disorders Association, dalla Consensus Conference dell'Istituto Superiore di Sanità, dai Quaderni della Salute del Ministero della Salute, hanno una eziopatogenesi multi-determinata. Nel loro manifestarsi, infatti, intervengono fattori genetici, biologici, psicologici, familiari, socio-culturali. Inoltre, i comportamenti alimentari anomali determinano come conseguenza la denutrizione e la malnutrizione che provocano danni al corpo in vari organi e apparati e alterazioni della cognizione e dell'affettività. Caratteristica di queste patologie è, inoltre, una scarsa consapevolezza di malattia, con conseguente rifiuto delle cure anche quando la vita è a rischio, a causa dell'alterata percezione dell'immagine corporea tipica di questi soggetti, che li porta a vedersi grassi anche quando estremamente emaciati e quindi non bisognosi di alcuna terapia.
Al di là della morte per danni organici, il rischio di morte per suicidio ha le percentuali più alte che in tutte le altre malattie psichiatriche. E l'autolesionismo è esperienza molto comune proprio per la repulsione nei confronti del proprio corpo che queste patologie comportano. Questi soggetti giungono, per tutti questi motivi, tardi alla cura, spesso quando le condizioni psicopatologiche e organiche sono già estremamente compromesse.
Chi quotidianamente lavora per implementare in questi pazienti la motivazione alla cura e nonostante questo li vede ritirarsi senza che gli sia data la possibilità di essere d'aiuto, nella condivisione di una sofferenza sì grande ma complessa, sa cosa sono veramente i disturbi del comportamento alimentare.
Non c’è dubbio che vada rispettata la libertà e il diritto all'autodeterminazione di ogni individuo, ma certo è che l'anoressia o la bulimia NON POSSONO ESSERE CONSIDERATE UNA SCELTA, MA UNA GRAVE MALATTIA, come non è una scelta avere un tumore o una malformazione. E se una malattia impedisce di comprendere quanto danno si procura al corpo, qualcuno, il medico, deve assumersi la responsabilità di impedire la morte combattendo la malattia, non certo l’individuo, e allo stesso tempo sostenendo l’anima e sostenendo la psiche.
Parlare di queste malattie come di problemi esclusivamente psicologici, o come di problemi esclusivamente dell’anima, potrebbe indurre a pensare coloro che ne soffrono di aver scelto questa condizione e di poterne uscire senza alcuna cura, e questo è fuoriviante, come lo sarebbe per coloro che soffrono di un tumore, appunto. Ed è fuorviante anche per le Istituzioni socio-sanitarie che ancora non si sono attrezzate per la gestione adeguata e corretta di queste patologie. È questo che la proposta di Legge Moretto et al, vuole porre all’attenzione. Posto che attualmente già esiste una legge che regola il trattamento sanitario obbligatorio quando c’è pericolo per la vita del soggetto, la modifica proposta è che questo possa essere espletato, in quei si spera pochi casi in cui ce ne fosse bisogno, in strutture adeguate e con personale specializzato.
Ovvio che una proposta di legge debba essere discussa e può sempre essere migliorata, ma quel che appare necessario è che se ne discuta senza pregiudizi ideologici, sulla base di dati scientifici ed esperenziali. Perché dai nostri pensieri e dalle nostre azioni non ne derivi un danno piuttosto che la cura per soggetti che soffrono e la cui vita è gestita dalla paura di ingrassare tanto che tutti gli altri obiettivi e gli affetti, i sogni e le speranze non trovano più posto.
Caterina Renna
(Responsabile del Centro per la Cura e la Ricerca sui DCA – DSM, ASL Lecce • Direttore scientifico di Pe(n)sa differente)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/21/anoressia-e-nutrizione-forzata-giusto-ritirare-la-proposta-e-sensibilizzare/1705149/