09giu2016

L’era della bellezza artificiale

L’era della bellezza artificiale

A PE(N)SA DIFFERENTE 2016 si parlerà di L'era della bellezza artificiale con il dottor Armando Cotugno (Psichiatra Responsabile UOSD Disturbi del Comportamento Alimentare, ASL Roma1) >>> all'incontro L'ETICA DELLA BELLEZZA, o della cura <<< mercoledì 15 giugno ore 18.00 / Castello Carlo V - Lecce (Italy)


http://www.pensa-differente.it/web/iscrizioni2016.php


Il XX secolo è stato definito da alcuni storici il "secolo breve", caratterizzato da una marcata rapidità delle trasformazioni dei processi di produzione economica, dell'organizzazione del lavoro e delle forme di aggregazione sociale. Tutto questo ha comportato una brusca accelerazione dei processi di cambiamento dei valori sociali di riferimento, su cui si fonda in buona parte la costruzione della nostra identità personale. Soprattutto nella società occidentale, tali trasformazioni hanno interessato le narrazioni intorno al corpo, prevalentemente quello femminile, ma, soprattutto nell'ultimo ventennio, anche di quello maschile. Il corpo, sia nella sua valenza sociale (l'apparire) che nella valenza soggettiva (l'essere sentito/percepito), ha acquisito un'attenzione sempre più ossessiva da parte dei mezzi di comunicazione e della moda, che sempre di più plasmano le forme ideali e gli stereotipi dell'apparire, su cui si basano valori come il successo, l'accettazione sociale, l'amabilità, la competenza e l'efficacia personale.
Il cosiddetto "secolo breve" è stato definito da alcuni psichiatri e antropologi anche come il "secolo della snellezza". Già nel 1908, il corrispondente di Vogue da Parigi scriveva: "La figura alla moda è sempre più lineare: meno seno, meno anche, meno vita, le gambe lunghe e magre, meravigliosamente flessuose...". Negli anni '20 il significato simbolico della magrezza si espresse nell'immagine della flapper, ragazza spregiudicata e sessualmente libera. Negli anni '60 alcune delle idee delle flappers vennero incarnate nel corpo esile e androgino di Twiggy, vera icona di un modello di donna che si poneva in antitesi agli ideali "formosi" di femminilità, fino allora dominanti, associati a un'idea di donna remissiva, dedita, materna e in gran parte sottomessa al potere maschile. L'incredibile capacità di assimilazione e omologazione dei nuovi modelli culturali da parte dei mezzi di comunicazione di massa, il consumismo emergente, la diffusione su vasta scala della moda e degli stili di abbigliamento hanno progressivamente depauperato la carica di trasgressività e cambiamento insita nel "modello Twiggy".
Dagli anni '80 in poi, anche attraverso un'ulteriore accelerazione della globalizzazione di modelli e stereotipi sociali, attraverso internet e i nuovi mezzi di comunicazione, il mito della snellezza diventa sinonimo di culto della giovinezza, da opporre allo spettro della vecchiaia, simbolo di decadimento e perdita di potere. Nella transizione tra il XX e il XXI secolo si assiste a un aumento delle manipolazioni estetico-chirurgiche del corpo, soprattutto femminile, che vanno di pari passo con l'aumento vertiginoso della prevalenza dei Disturbi del Comportamento Alimentare nella società occidentale: le ragioni sociali e culturali di quella che è stata definita una vera e propria epidemia verranno analizzate nel corso della relazione.